Storia della vela

Storia della vela

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La vela è uno dei più antichi mezzi di trasporto noti: quando una superficie di tela o di altro materiale viene applicata all’alberatura di un natante ne provoca l’avanzamento sfruttando la forza del vento. vela-quadraLe prime tracce di imbarcazioni spinte dal vento risalgono addirittura al 6000 a.C. ma furono gli Egizi i primi a farne un uso massiccio e documentato a partire dal 4000 a.C. con le loro imbarcazioni di canne di papiro; in seguito Greci, Fenici ed Arabi se ne servirono per esplorare, commerciare e dominare le rotte dei mari.
Le imbarcazioni in uso fin dall’antichità furono quelle a vele quadre che venivano armate su “pennoni” (lunghe aste perpendicolari all’asse longitudinale della nave). Questo tipo di velatura forniva una buona spinta con vento a favore ma non permetteva in alcun modo di risalirlo e spesso era necessario ricorrere ai remi, tuttavia dominò per secoli l’antico Mediterraneo; in seguito si diffuse anche nel Nord Europa e venne sviluppato in maniera indipendente in Cina ed Ecuador.

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Le prime vele triangolari, dette “vele latine”, furono probabilmente di ispirazione araba e fecero la loro comparsa nel Mediterraneo già dal IX secolo. Le vele latine si diffusero sulle imbarcazioni più moderne e andarono spesso ad affiancare le tradizionali vele quadre che continuarono ad essere utilizzate durante tutto il “periodo d’oro della navigazione a vela”(dal XVI al XIX secolo). Il periodo d’oro vide il fiorire di molti altri tipi di vele con migliori capacità di risalire il vento come la vela aurica, il fiocco, la vela di straglio e la randa, finchè, intorno al 1870 le navi a vapore in circolazione iniziarono a superare i velieri per numero, determinando un rapido declino della navigazione commerciale a vela. Nel 1875 solo tre paesi continuavano a costruire velieri: Canada, Norvegia e Italia.

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Tipi di vela

Le vele vengono classificate in base alla loro forma:

  • le vele quadre: adatte alle “andature portanti” (cioè col vento a favore) ma non idonee per risalire il vento, hanno una forma quadrata o a trapezio isoscele. Queste vele sono caratteristiche dei grandi velieri e prendono di volta in volta il nome dal pennone sul quale sono issate.
  • le vele auriche: hanno una forma trapezoidale e si stendono a poppavia degli alberi, sono mantenute tese nella parte superiore da un pennone detto “picco” e nella parte inferiore da un’asta orizzontale, parallela alla coperta, detta “boma”.
  • le vele latine: mantengono la forma triangolare dei velieri romani e sono tesate da un’ “antenna” che viene issata diagonalmente sull’albero.
  • le vele bermudiane: hanno forma triangolare, vengono sostenute dall’angolo superiore, “inferite” nell’albero lungo il loro lato anteriore e fissate al boma alla base.

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Altre vele triangolari sono:

  • i fiocchi: issati sugli stralli (o stragli) di prua a partire da un bompresso o dalla prua stessa.
    A seconda dell’armo velico e delle dimensioni sui velieri possono essere issati contemporaneamente più fiocchi a prua.
  • le vele di straglio: simili ai fiocchi, vengono issate tra un albero e l’altro, scorrendo sui rispettivi stralli.

L’attività velica contemporanea si basa quasi esclusivamente su vele di forma triangolare: la randa, derivata dalla randa bermudiana, e il fiocco costituiscono infatti i due principali e fondamentali tipi di vela utilizzati nello sport velico.

La vela come sport

Anche la vela intesa come sport e divertimento risale agli albori della civiltà umana: lo storico greco Pausianas narra di una competizione velica, contornata da musica e gare di nuoto, organizzata nel II secolo a.C. in onore di Dionysus Melanaigidos, presso il Tempio di Afrodite ad Ermioni.

La storia della vela sportiva moderna affonda le sue radici nella lotta contro la pirateria.
Nel corso del Secolo XVII le rotte delle Indie Orientali, dell’Africa e delle Americhe erano infestate di pirati e le navi olandesi, che commerciavano merci di grande valore con le colonie, erano prede molto ambite. Per rispondere a tali minacce gli olandesi svilupparono dei velieri veloci ed agili chiamati “jachtschip” (dall’olandese “jacht“, che significa cercare, cacciare, perseguire) per inseguire e catturare i vascelli pirata. Queste agili imbarcazioni risultarono molto efficaci per il loro scopo e si dimostrarono anche estremamente divertenti da condurre, al punto che iniziarono ad essere usate anche per fini sportivi.
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A metà del Secolo XVII, il re Carlo II, durante il suo esilio nei Paesi Bassi, ebbe modo di scoprire gli jachtschip e, quando fu restaurato al trono, ne portò con sé un esemplare in Inghilterra, favorendo così la diffusione dello sport della vela nell’Impero Britannico. Carlo II era così appassionato che contribuì a disegnare il suo yacht personale, lo “Jamie“, di 25 tonnellate di stazza, completato nel 1662. Lo stesso anno, il re condusse personalmente alla vittoria lo Jamie contro uno jacht olandese di proprietà del Duca di York, in un percorso che andava da Greenwich a Gravesend e ritorno. Si trattava della prima regata fra yacht condotti da timonieri non professionisti.
In seguito la parola di origine olandese “jacht” venne anglicizzata nel termine “yacht” oggi ampiamente utilizzato per indicare le imbarcazioni a vela.
La prima competizione velica di flotta dell’era moderna fu la Cumberland Regatta, inaugurata nel 1715, che si tiene ancora oggi, mentre la prima competizione internazionale fu, nel 1851, la famosa Coppa delle Cento Ghinee, più nota come Coppa America.

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